Il ruolo chiave dell’Energy Manager nella transizione energetica
Il mercato dell’Energy Management sta vivendo una crescita globale significativa: secondo le stime, entro la fine del 2029 raggiungerà i 16,3 miliardi di dollari. In tale contesto, la figura dell’Energy Manager diventa fondamentale.
Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, l’Energy Manager è specializzato nella gestione efficiente dei consumi aziendali. Il suo obiettivo principale è ottimizzare l’uso delle risorse energetiche, ridurre i consumi e minimizzare l’impatto ambientale, contribuendo al contempo al contenimento dei costi operativi.
La gestione efficace di un’impresa richiede dunque una visione chiara e dettagliata delle sue performance. Ma, con la vastità dei dati oggi disponibili, è fondamentale sapere su quali metriche concentrarsi per ottenere una panoramica accurata dello stato di salute aziendale. In questo contesto, gli indicatori chiave di prestazione (KPI) diventano strumenti indispensabili per monitorare e valutare i progressi rispetto agli obiettivi prefissati.
L’evoluzione dell’Energy Manager in Italia
La figura dell’Energy Manager è nata negli Stati Uniti nel 1973, ai tempi della prima crisi petrolifera. Istituzionalizzata in Italia nel 1982, è con la Legge n.10/1991 che ha ricevuto un forte impulso, grazie all’introduzione dell’obbligo – per le realtà industriali con consumi superiori ai 10.000 tep/anno e per le realtà del settore civile, terziario e trasporti con consumi superiori ai 1.000 tep/anno – di nominare un Energy Manager.
Secondo l’ultimo rapporto della FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), il ruolo degli Energy Manager in Italia è oggi rivestito principalmente da dirigenti o quadri (71%). Il 37% di loro è responsabile del sistema di gestione dell’energia o di un altro sistema di gestione, il 27% lavora nel campo della manutenzione, l’8% è parte dello staff direttivo.
Dall’indagine è emerso anche che, la figura del Energy Manager, si rivela particolarmente preziosa quando l’azienda commissiona a un consulente esterno lo svolgimento della diagnosi energetica e che la principale difficoltà è determinata dall’assenza di budget per l’efficientamento energetico (solo il 62% degli intervistati ne gestisce uno). Tuttavia, il 62% degli Energy Manager considera buono o discreto il suo impatto sulle scelte aziendali e il 61% ritiene che il suo ruolo sia cresciuto rispetto al passato.
Le due metriche più comunemente utilizzate per misurare la liquidità sono il rapporto corrente e il rapporto rapido.
Il rapporto corrente (current ratio) misura la capacità di un’azienda di coprire le passività a breve termine (debiti) con le attività a breve termine (asset). Se superiore a 1, l’azienda ha più attività che passività correnti ed è dunque in grado di pagare i suoi debiti.
Il rapporto rapido (acid test ratio) esclude invece le rimanenze (inventari) dalle attività correnti, poiché potrebbero non essere facilmente convertibili in denaro in tempi brevi. Se maggiore di 1, l’azienda può coprire le sue passività correnti senza dover vendere inventari in quanto in possesso di una buona liquidità.
Le competenze chiave dell’Energy Manager nel mercato moderno
L’Energy Manager deve conoscere i principi di generazione, distribuzione e conservazione dell’energia, incluse le fonti rinnovabili che – man mano che il mondo si sposta verso pratiche sostenibili – diventano sempre più importanti. Anche la familiarità con i sistemi di Building Management System e HVAC (riscaldamento, ventilazione e aria condizionate) è importante, in quanto aree chiave per il miglioramento dell’efficienza energetica.
Oggi gli Energy Manager devono possedere anche forti capacità analitiche per interpretare dati complessi e prendere decisioni informate, oltre ad avere una solida comprensione dei principi finanziari. Sapendo calcolare il ritorno sull’investimento (ROI) delle iniziative di risparmio energetico, possono infatti dimostrare con più facilità i loro benefici economici agli stakeholder.
Altre skill fondamentali sono la capacità di Project Management e le abilità comunicative. Essendo spesso responsabili della supervisione di progetti volti a migliorare l’efficienza energetica, gli Energy Manager devono saper coordinare i team, gestire le tempistiche e garantire che i progetti rispettino il budget e producano i risparmi energetici previsti. Inoltre, devono saper veicolare informazioni tecniche complesse in un modo che sia comprensibile anche ai non esperti. Ciò include scrivere report, presentare risultati e convincere le parti interessate a investire in misure di efficienza energetica.
Infine, è fondamentale che un Energy Manager resti al passo con le normative e gli standard relativi all’uso dell’energia e alla sostenibilità. Questa figura deve conoscere tutte le leggi locali, nazionali e internazionali in tema d’energia, comprendendo il modo in cui influenzano l’organizzazione e deve conoscere standard e certificazioni così da garantire la conformità delle operazioni aziendali. Inoltre, è essenziale che padroneggi strumenti come il Life Cycle Assessment (LCA), che permettono di valutare l’impatto ambientale dei prodotti o processi aziendali lungo l’intero ciclo di vita, per orientare le scelte strategiche verso una maggiore sostenibilità.
Il futuro dell’Energy Management
Grazie all’intelligenza artificiale e al Machine Learning, la gestione dell’energia sarà sempre più predittiva e adattiva. Tali tecnologie possono infatti analizzare grandi quantità di dati raccolti da varie fonti, come sensori e dispositivi intelligenti per identificare modelli di consumo, anomalie e opportunità di ottimizzazione. Ciò consente la creazione di modelli predittivi in grado di anticipare le richieste di energia e di fornire raccomandazioni in tempo reale per azioni di risparmio energetico.
La tecnologia blockchain promette invece di migliorare la trasparenza, la sicurezza e l’efficienza nella gestione delle risorse, facilitando il commercio di energia peer-to-peer, con individui e aziende capaci di acquistare e vendere l’energia in eccesso gli uni alle altre.
Le future piattaforme di Energy Management System sfrutteranno dunque algoritmi di Intelligenza Artificiale e Machine Learning per prevedere la domanda d’energia in modo più accurato, consentendo alle aziende di ottimizzare le loro operazioni, ridurre al minimo gli sprechi energetici e diminuire i costi anticipando picchi e cali di domanda. Inoltre, offriranno raccomandazioni sull’efficienza energetica sempre più personalizzate: le aziende potranno dunque ottenere consigli su come aggiornare il sistema illuminotecnico, sulla sostituzione delle apparecchiature e sugli adeguamenti del flusso di lavoro per ridurre il consumo d’energia mantenendo la produttività.
Nel panorama in rapida evoluzione dell’Energy Management, la figura dell’Energy Manager sarà quindi essenziale per la transizione energetica. L’Energy Manager di domani dovrà essere un innovatore multidisciplinare, capace di combinare competenze tecniche, visione strategica e sensibilità ambientale. Più che un tecnico, sarà un catalizzatore di trasformazione, capace di allineare gli obiettivi aziendali alle esigenze del pianeta, creando valore economico e sociale.