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Published 30 Maggio 2025 - in Knowledge Center

Employer Branding: costruire una reputazione aziendale solida | Wyser

Strategie di employer branding per un management efficace

L’Employer Branding rappresenta l’insieme delle strategie volte a definire, comunicare e consolidare la reputazione di un’organizzazione come luogo di lavoro. Non si tratta semplicemente di promuovere l’ambiente aziendale, ma di trasmettere con coerenza valori, cultura organizzativa, vision e purpose, rivolgendosi in modo mirato sia ai collaboratori attuali che ai potenziali candidati.

Oggi, in un mercato del lavoro sempre più competitivo, dove trovare, e, soprattutto, trattenere le persone giuste è diventata una vera e propria sfida, l’attenzione a come si viene percepiti è sempre maggiore. Le aziende più lungimiranti ne hanno compreso il valore: un posizionamento forte consente non solo di attrarre i professionisti migliori, ma anche di potenziare engagement, retention e performance.

Un dato fornito da Glassdoor è particolarmente significativo: il 92% dei professionisti prenderebbe in considerazione un’offerta di lavoro da parte di un’azienda con un’eccellente reputazione. Un indicatore chiaro di quanto l’employer branding sia oggi una leva competitiva determinante [1].

INDICE DEI CONTENUTI

Cos’è l’employer branding?

Costruire una strategia di employer branding significa trasformare i valori e la cultura dell’azienda in un messaggio chiaro e riconoscibile, capace di rafforzarne l’immagine come luogo di lavoro. È un modo per raccontare in modo coerente tutto ciò che l’organizzazione offre alle sue persone, che restano il vero asset strategico. I dipendenti, infatti, sono gli ambasciatori più credibili: secondo Edelman [2], l’79% dei dipendenti afferma di fidarsi dei propri colleghi, più che del proprio manager, del responsabile delle risorse umane e del CEO.

Sebbene la consapevolezza dell’importanza dell’employer branding sia in crescita, molti manager faticano ancora a tradurre questo concetto in una strategia concreta. Per orientarsi, è utile partire dalle fondamenta. Un employer branding efficace si costruisce attorno a tre pilastri distinti e interdipendenti [3]:

  • Reputazione: rappresenta la percezione che il mercato del lavoro ha dell’azienda come luogo in cui costruire una carriera. Non è un concetto statico, ma si costruisce attorno a fattori come le opportunità di crescita, l’impatto sociale dell’organizzazione e la coerenza della cultura interna.
  • Employee Value Proposition (EVP): definisce il patto reciproco tra organizzazione e collaboratori. Non si tratta solo di benefit tangibili, ma della coerenza tra ciò che l’azienda promette e ciò che effettivamente offre. Possono rientrare nell’EVP, ad esempio, salario, benefit, flessibilità, crescita, welfare, stabilità. Una EVP credibile e bilanciata rafforza la reputazione; al contrario, la dissonanza tra promessa e realtà può generare disaffezione e turnover.
  • Esperienza: è il livello più concreto e quotidiano dell’employer branding. Rappresenta ciò che i dipendenti vivono realmente all’interno dell’organizzazione. È l’esecuzione operativa della EVP, mediata dalla cultura aziendale e dalle pratiche manageriali. Un’esperienza positiva, autentica e coerente genera advocacy spontanea: i collaboratori diventano ambasciatori del brand, contribuendo in modo organico ad attrarre nuovi candidati e a consolidare la reputazione dell’azienda sul mercato.


Perché l’employer branding è cruciale per il successo aziendale?

La crescente attenzione verso l’employer branding trova una delle sue principali ragioni in un cambiamento strutturale del mercato del lavoro. La cosiddetta Great Resignation ha evidenziato con chiarezza che il potere di scelta non appartiene più solo alle aziende: oggi sono i lavoratori a selezionare con consapevolezza i contesti in cui decidono di investire tempo, competenze e ambizioni. Proprio come accade con un brand di consumo, le persone cercano coerenza tra valori dichiarati e realtà vissuta.

Fondamentale in questo processo è la fiducia: secondo una ricerca della Harvard Business Review [4], è proprio la fiducia verso l’azienda e la sua leadership a rappresentare uno dei principali driver della motivazione delle persone. Non sorprende, quindi, che l’employer branding sia oggi in cima all’agenda delle C-suite e che venga considerato una tra le priorità più critiche [5] in quanto asset di business capace di generare vantaggi tangibili per l’organizzazione:

  • Ottimizzazione del processo di recruiting. Una strategia di employer branding solida può ridurre i costi di assunzione fino al 50% e attrarre il doppio dei candidati qualificati rispetto alle aziende con un brand debole.
  • Riduzione dei tempi di assunzione. Le aziende con un forte employer branding assumono 1-2 volte più velocemente rispetto a quelle con un brand debole, migliorando l’efficienza del processo di selezione.
  • Aumento della retention. Le persone rimangono dove si sentono valorizzate, dove esiste una cultura del riconoscimento e della crescita continua.
  • Contenimento del turnover. Investire nell’employer branding può ridurre il turnover dei dipendenti fino al 28%, poiché le persone si sentono più allineate ai valori e alla cultura aziendale.
  • Aumento dell’engagement e della produttività. Le persone che si identificano con la missione e i valori aziendali mostrano un incremento della produttività fino al 21%[6].


Come costruire una strategia di employer branding efficace

Un articolo di Forbes [7] individua dieci ambiti prioritari per costruire un employer branding solido ed efficace su cui i manager devono porre attenzione.

  1. Comunicare con chiarezza missione, valori e cultura: i candidati cercano aziende con cui condividere un purpose, solo una narrazione coerente e credibile può stimolare senso di appartenenza.
  2. Tradurre i valori in comportamenti reali: la cultura aziendale non è ciò che viene scritto nei documenti interni, ma ciò che accade davvero nei momenti di pressione. La leadership deve incarnare i valori ogni giorno.
  3. Mettere in luce un ambiente di lavoro distintivo: flessibilità, collaborazione, leadership accessibile e benessere psicofisico sono fattori sempre più determinanti nelle decisioni di carriera.
  4. Offrire percorsi di sviluppo e crescita: i professionisti di oggi vogliono evolvere. Chiarezza nei percorsi, accesso alla formazione e sfide stimolanti sono fondamentali per trattenere i migliori.
  5. Riconoscere e premiare il valore: retribuzione competitiva, benefit personalizzati e sistemi di reward visibili rafforzano il commitment e favoriscono la retention.
  6. Comunicare in modo trasparente e costante: una leadership che informa, ascolta e coinvolge costruisce fiducia e genera un clima positivo.
  7. Investire nel benessere delle persone: supportare il work-life balance e la salute mentale è un elemento distintivo per attrarre e trattenere i talenti.
  8. Dare voce ai dipendenti: le testimonianze autentiche generano credibilità e attirano persone allineate alla cultura aziendale.
  9. Garantire coerenza in ogni fase del ciclo di vita del candidato: dalla selezione all’offboarding, l’esperienza vissuta deve rispecchiare le promesse del brand.
  10. Attivare i referral e migliorare costantemente: coinvolgere i collaboratori attuali nel recruiting e monitorare l’engagement interno consente di adattare la strategia in modo dinamico.

Un approccio pianificato è fondamentale per ottenere risultati concreti e duraturi, evitando azioni improvvisate. Si può procedere per step [8].

Creazione di una narrazione distintiva

Implementare una strategia efficace di employer branding richiede un approccio strutturato, che inizi con la definizione della propria narrativa distintiva: ogni organizzazione deve decidere proattivamente e consapevolmente quali valori e quale cultura vuole rappresentare, prima che siano altri – o peggio, il mercato – a farlo al posto suo.

Coinvolgimento del marketing

Diventa poi fondamentale comunicare con coerenza, dentro e fuori l’organizzazione, i valori, la cultura e la visione condivisa. Ecco perché, in questo processo, i marketing manager assumono un ruolo strategico nella definizione e nella diffusione di un employer branding autentico e distintivo, capace di attrarre, coinvolgere e fidelizzare i profili ad alto potenziale. Ogni touchpoint, digitale o relazionale, si configura come parte integrante della candidate employee experience, contribuendo a rafforzare la percezione del brand, accelerare l’ingresso di nuove competenze e, al tempo stesso, generare engagement nei professionisti già presenti in azienda. Non sorprende quindi che tra le top priority 2025 per i CMO secondo Forrester[5], ci sia proprio l’allineamento tra brand promise esterna e cultura interna.

Verifica dell’employer branding dell’organizzazione

A questo punto, il passo successivo per il top management è valutare l’employer branding dal punto di vista dei candidati. Questo significa verificare che ogni touchpoint, dalle job description al sito corporate, dai social media alle piattaforme di recensione, rifletta in modo coerente i valori, la missione e la cultura dichiarata.

È fondamentale garantire che le offerte di lavoro non siano solo descrizione tecniche del ruolo, ma rappresentino l’identità e la proposta di valore dell’azienda, mantenere coerenza tra ciò che viene comunicato sul sito e l’esperienza interna reale, monitorare attivamente la reputazione online, rispondendo con autenticità alle recensioni e gestendo eventuali criticità reputazionali con prontezza e trasparenza.

Ascoltare i collaboratori

Per valutare l’efficacia dell’employer branding, i manager devono ascoltare la voce di chi vive l’azienda ogni giorno. Le survey interne anonime rappresentano uno strumento cruciale per raccogliere feedback autentici, identificare aree critiche e rafforzare la coerenza tra cultura dichiarata e cultura vissuta.

Il ruolo della leadership nell’attuazione di una strategia di employer branding

Secondo LinkedIn [9], quasi 1 lavoratore su 2 ritiene che il proprio precedente datore di lavoro non comunicasse in modo efficace l’employer branding aziendale. Un dato ancora più rilevante riguarda l’impatto economico: una solida strategia di employer branding può ridurre i costi di ricerca e selezione fino al 43%. I numeri ci dicono che questo non è un aspetto che il top management può permettersi di trascurare. Non deve essere considerato un solo strumento di comunicazione, ma una leva competitiva che incide direttamente su produttività, innovazione, retention e performance finanziaria.

Una strategia ben progettata consente infatti di differenziarsi in un mercato del lavoro altamente competitivo, attirare candidati ad alto potenziale, promuovere una cultura interna allineata agli obiettivi di business, migliorare la reputazione complessiva dell’azienda presso investitori, clienti e stakeholder. Di seguito alcune pratiche da tenere in considerazione.

Considerare la leadership come primo driver di employer branding

CEO e C-level devono essere ambasciatori credibili del brand, trasmettendo visione, coerenza e autenticità. La reputazione del brand dipende dalla capacità di queste figure di incarnare i valori dichiarati, allineando comportamenti, decisioni e cultura organizzativa. Serve dunque un impegno attivo della leadership nella narrazione del brand, ma anche nell’implementazione concreta di pratiche che riflettano l’EVP: promesse interne ed esterne devono essere coerenti.

Compiere scelte data-driven

Un approccio moderno all’employer branding è guidato dai dati. I manager devono andare oltre le metriche di marketing come reach o engagement e concentrarsi su ulteriori KPI strategici quali il tasso di retention, la qualità delle assunzioni, l’allineamento culturale o il sentiment dei dipendenti. In questo modo è possibile valutare il reale impatto dell’employer branding e prendere decisioni informate e mirate al miglioramento continuo.

Prestare attenzione alla collaborazione interfunzionale

Un employer branding efficace richiede una collaborazione strutturata tra HR, marketing, comunicazione e business unit. I C-level devono facilitare questo allineamento interfunzionale, promuovendo una governance condivisa dove:

  • ogni funzione contribuisce con dati e insight specifici;
  • le priorità vengono stabilite congiuntamente;
  • i messaggi sono coerenti tra brand di prodotto, corporate brand ed employer brand.

Sfruttare la tecnologia

Come sottolineato da BCG [10], le aziende stanno investendo ingenti risorse nell’intelligenza artificiale. Tuttavia, questi investimenti produrranno valore solo se la tecnologia sarà adottata attivamente dai dipendenti – un risultato che può essere raggiunto soltanto con una guida chiara e determinata da parte del CEO. Questo principio vale anche per l’employer branding.

L’adozione di tecnologie avanzate – tra cui intelligenza artificiale, automazione e sistemi di talent management – costituisce una leva strategica fondamentale per amplificare l’efficacia delle iniziative di employer branding. Queste soluzioni permettono di migliorare diversi processi come il candidate journey: automatizza attività operative come la pianificazione dei colloqui, personalizza le interazioni grazie all’intelligenza artificiale, semplifica il processo di candidatura e rende lo screening più rapido ed equo, contribuendo così a un’esperienza fluida e centrata sul candidato. Ma, per godere di questi vantaggi, è necessario che il cambiamento arrivi dall’alto.

Una best case in questo ambito ci arriva Deloitte [11] che ha adottato un approccio avanzato all’employer branding, dimostrando come la tecnologia possa essere una leva cruciale per valorizzare l’esperienza candidato. La società ha integrato soluzioni HR digitali che consentono una personalizzazione completa del percorso di candidatura, adattando linguaggi, contenuti e touchpoint alle diverse tipologie di profili ricercati. Questo non solo migliora l’engagement e l’efficienza del processo di selezione, ma rafforza la coerenza tra la promessa di marca e l’esperienza vissuta dal candidato. In particolare, Deloitte utilizza strumenti di automazione e analisi predittiva per anticipare i bisogni dei candidati e ottimizzare il dialogo con la persona in tempo reale, rendendo il processo di selezione non solo più rapido, ma anche più mirato.

Il ruolo strategico delle risorse umane nell’employer branding

Come emerso già nei paragrafi precedenti, l’employer branding si colloca strategicamente all’intersezione tra le funzioni HR e marketing, richiedendo una collaborazione sinergica per attrarre, coinvolgere e fidelizzare i candidati. Nell’attuale mercato, non può più essere considerato una responsabilità esclusiva del marketing, è fondamentale il coinvolgimento attivo delle risorse umane perché, a differenza del marketing tradizionale, che si concentra su prodotti e servizi, l’employer branding agisce direttamente sulle persone che guidano la crescita dell’azienda. È una leva strategica che incide su performance, engagement e retention, influenzando in modo diretto i risultati di business.

Per non perdere competitività, è essenziale che CEO e top management riconoscano l’importanza di integrare employer branding e comunicazione nelle strategie HR. Secondo un sondaggio dell’Institute for Corporate Productivity [12], solo il 27% delle aziende ha attivato una collaborazione strutturata tra Risorse Umane e marketing per definire e implementare la strategia di employer branding. Tuttavia, nelle organizzazioni ad alte prestazioni questa collaborazione è 6 volte più frequente, e c’è una probabilità 1,5 volte maggiore che la responsabilità dell’employer brand sia condivisa tra i due dipartimenti.

Nello specifico, il ruolo degli HR manager è centrale per [13]:

  • garantire la coerenza tra ciò che l’organizzazione promette all’esterno e ciò che i collaboratori vivono all’interno. Senza questo allineamento, ogni investimento in employer branding rischia di perdere credibilità e impattare negativamente su produttività, morale e retention;
  • attuare politiche orientate alla trasparenza, al riconoscimento e alla partecipazione finalizzate a costruire un clima aziendale che promuove appartenenza e ingaggio autentico. I dipendenti coinvolti sono più produttivi, restano più a lungo e diventano driver di valore concreto per l’azienda;
  • strutturare percorsi e strumenti per trasformare i collaboratori in ambasciatori del brand. In un contesto dominato dalla reputazione digitale e dal passaparola, l’advocacy interna è una leva di attrazione più potente di qualsiasi campagna esterna;
  • garantire che il messaggio della leadership, incluso quello del CEO, sia coerente con la cultura e i valori vissuti quotidianamente. Solo così l’EVP diventa una narrazione credibile e attrattiva anche per i talenti passivi.

Conclusioni

In un mercato del lavoro sempre più competitivo, l’employer branding non è più un’opzione, ma una leva strategica per attrarre, coinvolgere e trattenere i lavoratori. Richiede coerenza tra cultura vissuta e promessa comunicata, un forte allineamento tra HR e marketing e il coinvolgimento diretto della leadership.

Quando guidato da una visione chiara, sostenuto dai dati e integrato nelle pratiche aziendali, l’employer branding genera vantaggi tangibili: riduce i costi di recruiting, migliora la retention, rafforza la reputazione e sostiene la crescita. Investire su questo fronte significa investire sul capitale umano, oggi vero motore della performance e dell’innovazione aziendale.

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Fonti

 [1] https://www.workplacepeaceinstitute.com/post/state-of-workplace-conflict-in-2024-insights-and-solutions.

[2] https://www.edelman.com/trust/2022-trust-barometer/special-report-trust-workplace?__hstc=4644716.70d71019794b71639749cc4313a1b013.1747730248793.1747751246616.1747946538349.3&__hssc=4644716.1.1747946538349&__hsfp=200814118.

[3] https://hbr.org/2022/02/make-your-employer-brand-stand-out-in-the-talent-marketplace .

[4] https://hbr.org/2022/08/quiet-quitting-is-about-bad-bosses-not-bad-employees.

[5] https://www.forrester.com/blogs/top-5-most-critical-cmo-priorities-for-b2c-brands/.

[6] https://universumglobal.com/resources/blog/employer-branding-benefits/.

[7] https://www.forbes.com/councils/forbesagencycouncil/2024/01/24/employer-branding-strategy-how-to-recruit-and-retain-top-talent/

[8] https://www.forbes.com/councils/forbeshumanresourcescouncil/2022/06/24/the-value-of-employer-branding/.

[9] https://business.linkedin.com/it-it/talent-solutions/resources/talent-engagement/crescita-dell-employer-branding.

[10] https://www.linkedin.com/pulse/why-ceos-need-lead-charge-adopting-ai-boston-consulting-group-3fp1e/?trackingId=iWXSJJvlTnioOVkAfk9L5A%3D%3D.

[11] https://www.peoplechange360.it/hr-tech-analytics/deloitte-rafforzare-employer-branding-nel-recruiting-con-software-hr/.

[12] https://www.forbes.com/councils/forbescommunicationscouncil/2019/01/23/marketing-and-hr-should-work-together-to-take-the-employer-brand-to-the-next-level/.

[13] https://www.thehrdirector.com/hr-must-employer-branding-drive-growth/.