Controllo di gestione: driver strategico per performance e sostenibilità
Il controllo di gestione è il processo continuo di monitoraggio delle performance e di ottimizzazione delle azioni aziendali, essenziale per garantire il raggiungimento dei risultati e la sostenibilità nel tempo.
L’entrata in vigore della Legge 14/2019 – nota come Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) – e le successive modifiche introdotte dal Decreto Legislativo n. 136 del 13 settembre 2024 hanno reso il controllo di gestione non più solo una buona pratica manageriale, ma un obbligo normativo per tutte le imprese.
Tali disposizioni rafforzano quanto previsto dall’art. 2086 del Codice Civile [1], che impone assetti organizzativi e contabili adeguati a individuare tempestivamente squilibri economico-finanziari e garantire la continuità aziendale.
In questo quadro, il controllo di gestione assume un ruolo strategico: non solo presidia i numeri, ma orienta le decisioni, integra analisi e operatività e diventa un vero e proprio strumento di governo dell’impresa.
INDICE DEI CONTENUTI
Cos’è il controllo di gestione aziendale?
Il controllo di gestione è il processo attraverso il quale la direzione verifica che le risorse aziendali siano acquisite e impiegate in modo efficace ed efficiente per il raggiungimento degli obiettivi strategici. A differenza della contabilità generale, che si concentra sulla registrazione dei fatti passati, il controllo di gestione guarda avanti, supporta le decisioni e orienta le scelte operative e strategiche. Dove la contabilità “fotografa” ciò che è già accaduto, il controllo di gestione “prevede e indirizza” ciò che deve accadere, consentendo al management di governare la complessità, migliorare la redditività e assicurare la sostenibilità del business nel lungo periodo.
Le dimensioni del controllo di gestione
Il controllo di gestione opera su diversi livelli, ciascuno con finalità e orizzonti temporali distinti. Queste dimensioni — strategica, direzionale e operativa — agiscono in sinergia per garantire coerenza tra visione, obiettivi e risultati, trasformando la strategia in azione e l’azione in valore.
- Controllo strategico
Il controllo strategico guarda al lungo termine. La sua funzione è verificare che la direzione intrapresa dall’impresa resti coerente con la mission e con le condizioni del contesto competitivo. Attraverso analisi di scenario, indicatori di sostenibilità e benchmarking, questo livello consente al top management di valutare la validità delle scelte strategiche, intercettare tempestivamente i cambiamenti del mercato e, se necessario, riposizionare la strategia aziendale.
- Controllo direzionale (o tattico)
Il controllo direzionale, noto anche come tattico, rappresenta l’anello di congiunzione tra la strategia e l’operatività. Traducendo gli indirizzi strategici in obiettivi concreti per le diverse aree aziendali (marketing, produzione, finanza, risorse umane, ecc.), consente di monitorare le performance delle business unit e di valutare l’efficacia delle decisioni manageriali di medio periodo. È a questo livello che si sviluppano i budget, i forecast e i piani operativi, strumenti che permettono di misurare la coerenza tra risorse impiegate e risultati raggiunti, fornendo al management la base per eventuali azioni correttive.
- Controllo operativo
Il controllo operativo si concentra sul breve termine e sull’efficienza dei processi quotidiani. Ha l’obiettivo di garantire che le attività giornaliere vengano svolte correttamente, nei tempi e con le risorse previste, nel rispetto degli standard qualitativi e produttivi stabiliti. È il livello più vicino all’esecuzione, quello che trasforma la pianificazione in risultati tangibili e che assicura la continuità e l’affidabilità dell’azione aziendale. Un controllo operativo efficace consente non solo di evitare inefficienze e sprechi, ma anche di alimentare un flusso costante di informazioni verso i livelli superiori, rafforzando la capacità dell’impresa di apprendere e migliorare nel tempo.
Le fasi del controllo di gestione
Come si evince da quanto detto fino a qui, il controllo di gestione ha una caratteristica fondamentale, non si tratta di un’attività episodica, ma un processo ciclico e continuo che accompagna l’impresa nel suo percorso di crescita e adattamento. Ogni fase alimenta la successiva in un flusso costante di pianificazione, misurazione, analisi e miglioramento, assicurando che la strategia si traduca in risultati concreti e che eventuali deviazioni vengano gestite in modo tempestivo.
- Pianificazione e budgeting
Tutto inizia con la pianificazione, il momento in cui la direzione definisce gli obiettivi strategici e li traduce in target operativi e finanziari. Il budget rappresenta lo strumento cardine di questa fase: un piano economico-finanziario dettagliato, che traduce la strategia aziendale in numeri e previsioni per il periodo successivo. Non è un semplice documento contabile, ma un impegno gestionale che orienta le decisioni, coordina le diverse funzioni aziendali e stabilisce le priorità di investimento e allocazione delle risorse.
- Misurazione e monitoraggio
Una volta avviata l’attività, il sistema di controllo entra nella fase di misurazione e monitoraggio. Durante l’anno vengono rilevati i dati consuntivi relativi alle performance economiche, operative e finanziarie dell’impresa. Queste informazioni, raccolte in modo sistematico e continuo, costituiscono la base informativa per valutare l’andamento reale rispetto a quanto pianificato e per individuare tempestivamente segnali di scostamento o inefficienza. In questa fase la qualità del dato e la tempestività dell’informazione sono fattori chiave: senza di essi, il controllo di gestione perde la sua efficacia decisionale.
- Reporting e analisi degli scostamenti
I dati raccolti vengono poi elaborati nel reporting, che traduce le informazioni grezze in analisi sintetiche e interpretazioni utili al management. Il cuore di questa fase è l’analisi degli scostamenti: il confronto tra risultati effettivi e obiettivi di budget.
Capire dove e perché si sono verificati differenze consente non solo di misurare le prestazioni, ma anche di identificare le cause profonde — che si tratti di fattori interni, inefficienze organizzative o variazioni del mercato. Un reporting efficace non si limita a descrivere, ma stimola la riflessione manageriale, orientando le decisioni future.
- Feedback e azioni correttive
Il ciclo si chiude — e al tempo stesso si rinnova — con la fase di feedback e azioni correttive. I risultati e le analisi vengono comunicati ai responsabili di funzione e al top management, affinché possano adottare tempestivamente misure correttive o rivedere le strategie operative e finanziarie. Questa fase trasforma l’informazione in azione: consente di correggere la rotta quando necessario e di aggiornare i piani futuri in base ai cambiamenti del contesto. È qui che il controllo di gestione mostra la sua vera forza: diventare un meccanismo di apprendimento organizzativo, capace di favorire adattamento, agilità e miglioramento continuo nel tempo.
Obiettivi e benefici di un controllo di gestione efficace
Una recente ricerca di Boston Consulting Group [2] evidenzia come, nel 2025, la gestione dei costi resti la principale priorità strategica per i dirigenti a livello globale, in un contesto segnato da incertezza economica e tensioni geopolitiche. Circa un terzo dei leader aziendali considera il contenimento dei costi l’obiettivo più critico, puntando su efficienza operativa, ottimizzazione della supply chain e razionalizzazione del portafoglio prodotti per rafforzare la competitività. I risparmi ottenuti non vengono però intesi solo come tagli, ma come leve di reinvestimento strategico, destinati a sostenere la crescita attraverso l’intelligenza artificiale, la trasformazione digitale e lo sviluppo professionale delle persone. Infine, lo studio sottolinea che il successo duraturo deriva dall’allineamento culturale interno: le aziende che promuovono una cultura della responsabilità sui costi e della trasparenza manageriale ottengono performance più solide e sostenibili nel tempo.
In questo scenario, un sistema di controllo di gestione ben progettato è, dunque lo strumento principe con cui il management aziendale governa la strategia, coordina le risorse e crea valore sostenibile. Consente infatti di [3]:
- Guidare il processo decisionale del management
Il controllo di gestione rappresenta il principale strumento informativo a supporto delle decisioni aziendali. Fornisce dati strutturati, tempestivi e rilevanti che trasformano numeri grezzi in insight utili — come margini di contribuzione, costi di produzione, indicatori di produttività e previsioni economico-finanziarie.
Queste informazioni consentono al management di scegliere tra alternative strategiche, valutare trade-off, definire priorità e programmare gli investimenti in modo consapevole. In contesti di incertezza, il sistema di controllo permette di passare da una gestione reattiva a una gestione proattiva, rendendo le decisioni più rapide, motivate e tracciabili. - Ottimizzare l’uso delle risorse
Allocare risorse scarse — capitale, persone, tempo — è al centro del governo aziendale. Il controllo di gestione rende trasparente il contributo di ognuna di queste risorse al risultato finale, evidenziando inefficienze, colli di bottiglia e attività a basso valore aggiunto. Attraverso analisi dei costi per centro di costo/prodotto/cliente e processi di benchmarking, l’azienda può ridurre gli sprechi e riallocare risorse verso le aree più produttive, migliorando l’efficienza operativa complessiva. - Assicurare il raggiungimento degli obiettivi (efficacia)
Efficienza senza efficacia è inutile: il controllo gestionale traduce la strategia in obiettivi misurabili e verifica se le azioni intraprese producono gli effetti desiderati. Definendo target chiari e tracciabili, legandoli a responsabilità precise e monitorando i risultati, il sistema aumenta la probabilità che l’organizzazione raggiunga la missione strategica. È lo strumento che consente di chiudere il divario tra intenzione strategica e risultato concreto. - Misurare e monitorare le performance aziendali
La misurazione sistematica è il cuore operativo del controllo: KPI finanziari e non-finanziari, dashboard operative e report periodici permettono di osservare l’andamento dell’impresa su molteplici dimensioni. Un buon sistema di misurazione non si limita a registrare: evidenzia trend, segnala deviazioni precoci e supporta l’analisi causale (perché uno scostamento è avvenuto?). La qualità e la tempestività dell’informazione aumentano la capacità di intervento preventivo e la precisione delle azioni correttive. - Responsabilizzare i manager a ogni livello
Il controllo di gestione istituisce un sistema di rendicontazione e responsabilità che coinvolge l’intera catena manageriale. Obiettivi chiaramente assegnati, metriche condivise e report regolari vincolano le performance individuali e di funzione a risultati misurabili. Questo crea trasparenza, incentiva l’autonomia decisionale entro limiti definiti e stimola lo sviluppo di competenze manageriali: non solo controllo, ma empowerment responsabile. - Motivare le persone e sviluppare una cultura del miglioramento
Lavorare per obiettivi misurabili e trasparenti stimola la partecipazione, la motivazione e la consapevolezza dei risultati. Il controllo di gestione può essere integrato con sistemi di incentivazione legati alla performance, promuovendo il senso di responsabilità individuale e di team. Nel lungo periodo, questo approccio alimenta una vera e propria cultura organizzativa del miglioramento continuo, dove la ricerca dell’eccellenza operativa diventa parte integrante dell’identità aziendale.
Lo scenario delle PMI
In molte PMI italiane, il controllo di gestione è ancora percepito come un semplice adempimento burocratico o un costo necessario, anziché come un motore strategico capace di sostenere la crescita e la resilienza aziendale. Spesso solo quando emergono problemi finanziari – flussi di cassa tesi, margini sotto pressione o difficoltà di investimento – si decide di intervenire, quasi in emergenza. Le ricerche dicono che circa solo 1 PMI su 2 ha introdotto strumenti di controllo di gestione [4], complice anche l’arretratezza tecnologica di queste realtà: la percentuale di PMI italiane che hanno raggiunto un livello base di digitalizzazione si attesta intorno al 60% [5].
Eppure, con una struttura gestionale ben concepita, una PMI, che spesso si trova a fare leva su risorse limitate, può migliorare la redditività concentrandosi sui prodotti, clienti o canali più profittevoli, ripensare i prezzi in base ai margini reali e ottimizzare il portafoglio prodotti. Inoltre, il controllo dei costi – da quelli operativi a quelli indiretti – favorisce risparmi immediati e un miglioramento del cash flow, elemento spesso critico per la tenuta finanziaria. Infine, la disponibilità di dati tempestivi e accurati consente all’impresa di rispondere con prontezza alle variazioni del mercato, di gestire la crescita in modo sostenibile e di essere più credibile agli occhi di investitori, partner o istituti di credito.
Chi si occupa del controllo di gestione?
Nelle imprese moderne il controllo di gestione è diventato una leva strategica affidata a figure di alto profilo, in primis il Chief Financial Officer (CFO). Nelle grandi aziende, questa figura guida team strutturati che includono responsabili del controllo di gestione o controller, analisti e responsabili di business unit, coordinando strumenti avanzati di business intelligence e data analytics per supportare decisioni data-driven. Nelle PMI, invece, il CFO spesso ricopre un ruolo operativo più ampio, gestendo direttamente il controllo di gestione, la tesoreria e la compliance finanziaria. Più raramente, il controllo di gestione viene affidato a consulenti o professionisti esterni.
Inoltre, a questa figura oggi è richiesta la misurazione non solo dei risultati finanziari, ma anche quelli legati alla sostenibilità. Criteri ESG, Corporate Social Responsibility e reporting di Sostenibilità sono aspetti fondamentali nell’attuale contesto normativo globale.
Il CFO, nell’ambito del controllo di gestione, possiede un insieme di competenze tecniche, strategiche e relazionali che lo rendono un punto di riferimento cruciale per la performance aziendale. Dal punto di vista tecnico, deve essere in grado di elaborare bilanci, analizzare margini di contribuzione per prodotto, cliente o divisione e produrre report chiari e tempestivi per i vertici aziendali, traducendo i dati in informazioni utili per decisioni strategiche. Deve inoltre padroneggiare strumenti di budgeting, forecasting e pianificazione finanziaria, prevedere flussi di cassa e scenari economici, e identificare inefficienze o sprechi che possano essere corretti per aumentare redditività e cash flow. La conoscenza di software gestionali avanzati, sistemi di business intelligence, ERP e strumenti di analisi dei dati, inclusi quelli basati su intelligenza artificiale e digital twin, consente al CFO di automatizzare report, sviluppare modelli predittivi e analizzare correlazioni complesse. A queste competenze tecniche si aggiunge una solida conoscenza normativa, fiscale e contabile, nonché dei criteri ESG e dei requisiti di reporting di sostenibilità, che permettono di garantire conformità e mitigare rischi.
Sul piano relazionale e manageriale, il CFO deve esercitare leadership e capacità di coordinamento, guidando controller, analisti e responsabili di business unit, stimolando collaborazione e responsabilità all’interno del team. La sua visione strategica consente di allineare obiettivi operativi e finanziari alla missione e alla crescita dell’azienda, mentre le capacità di comunicazione e persuasione sono essenziali per presentare informazioni complesse in modo chiaro a consigli di amministrazione, investitori o manager. La flessibilità, il problem solving e l’adattabilità permettono di affrontare rapidamente cambiamenti di mercato, crisi o nuove opportunità, trovando soluzioni efficaci e sostenibili. Infine, un CFO contemporaneo integra nei processi di controllo criteri di sostenibilità, digitalizzazione e miglioramento continuo, promuovendo la resilienza, l’efficienza e la competitività dell’impresa nel medio e lungo termine.
Grazie a queste competenze, un CFO è in grado di affrontare con efficacia le principali priorità strategiche dell’azienda. In Italia, secondo Deloitte [6], il contenimento dei costi resta la priorità assoluta per il 39% dei CFO, seguito da digitalizzazione e innovazione (34%) e dalla crescita organica (30%). La trasformazione digitale è percepita come uno strumento fondamentale per aumentare l’efficienza operativa, seppur con un approccio focalizzato sui risultati concreti. Al contrario, la crescita inorganica appare meno attrattiva rispetto al passato, riflettendo un clima di maggiore cautela che influenza anche le strategie di espansione delle imprese.
Transizione digitale e controllo di gestione
Negli ultimi anni, i sistemi di controllo di gestione si sono evoluti notevolmente grazie alla digitalizzazione e all’adozione di software avanzati, diventando leve strategiche per la gestione dei dati e il processo decisionale. Questi programmi consentono di monitorare in modo rigoroso il budget, verificare gli scostamenti rispetto agli obiettivi pianificati e pianificare gli investimenti in maniera più efficiente, riducendo le attività manuali e gli errori. Un buon software di controllo di gestione offre funzionalità di reportistica personalizzabile, analisi dei flussi di cassa, monitoraggio degli investimenti e definizione degli obiettivi aziendali, supportando sia il controllo delle operazioni correnti sia le previsioni strategiche attraverso scenari “what-if”. La scelta della piattaforma più adatta dipende dalle dimensioni dell’azienda, dalle esigenze degli utenti e dalla complessità dei processi finanziari: è consigliabile testare demo o versioni di prova per valutare l’efficacia delle funzioni.
I vantaggi principali includono automazione, efficienza e aggiornamento in tempo reale delle informazioni, che permettono al management di prendere decisioni più tempestive e aderenti ai trend del business. Inoltre, la digitalizzazione consente di integrare dati provenienti da fonti eterogenee, identificare pattern e correlazioni, e sviluppare modelli predittivi grazie a strumenti di intelligenza artificiale e machine learning.
Negli ultimi anni, i software più avanzati si basano su architetture cloud e offrono soluzioni complete per budgeting, forecasting, reporting e pianificazione predittiva. Tra i principali player a livello globale troviamo Anaplan, IBM Planning Analytics with Watson, Jedox, OneStream, Oracle Fusion Cloud EPM, SAP Analytics Cloud, Wolters Kluwer CCH Tagetik e Workday Adaptive Planning [7]. Queste piattaforme permettono di modellare scenari complessi, creare dashboard personalizzate, automatizzare i processi e migliorare le performance aziendali, trasformando il controllo di gestione in uno strumento strategico di crescita e sostenibilità.
Conclusioni
Il controllo di gestione è oggi un pilastro strategico per performance e sostenibilità. Da obbligo normativo diventa strumento di governo, capace di tradurre la strategia in risultati e garantire equilibrio economico-finanziario. Nelle PMI, in particolar modo, rappresenta una leva per crescita, efficienza e resilienza. Il CFO ne è il protagonista, integrando competenze gestionali, digitali e sostenibili. Per attrarre questi professionisti, le aziende puntano soprattutto su un forte posizionamento di mercato, retribuzioni competitive e work‑life balance e modalità di lavoro moderne, che garantiscano spazi per il benessere personale pur in contesti sfidanti e ad alta pressione. Infine, grazie alla transizione digitale, il controllo di gestione sta evolvendo in un sistema predittivo e data-driven, motore di valore e competitività nel lungo periodo.