Standard Europei per il Reporting di Sostenibilità (ESRS): cosa prevedono
A partire dal 1° gennaio 2024 sono entrati in vigore gli Standard Europei sul Rapporto di Sostenibilità (European Sustainability Reporting Standards – ESRS), riguardanti le imprese che devono redigere la relazione di sostenibilità (ex direttiva 2013/34/EU del 26/06/2023).
Volti a definire il quadro per la rendicontazione della sostenibilità in Europa, gli ESRS sono stati accompagnati dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che impone i primi 12 ESRS europei, con l’obiettivo di standardizzare e migliorare la trasparenza della rendicontazione ambientale, sociale e di governance (ESG) in tutto il continente.
Il fine ultimo degli Standard Europei sul Rapporto di Sostenibilità è quello di fornire una visione trasparente, accurata e comparabile degli impatti, dei rischi e delle opportunità ESG di un’azienda. Non si tratta semplicemente di un requisito normativo, dunque, ma di un passaggio verso l’integrazione della sostenibilità nel nucleo della rendicontazione aziendale, che ha le sue radici nell’impegno dell’Unione Europea verso un futuro economico sostenibile.
Cosa sono gli Standard Europei per il Reporting di Sostenibilità
Gli ESRS sono stati sviluppati dall’European Financial Advisory Group (EFRAG).
Per garantire un elevato livello di interoperabilità tra essi e altri standard internazionali, i requisiti di rendicontazione degli Standard Europei sul Rapporto di Sostenibilità sono allineati alle raccomandazioni della Task Force on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD) e allo standard della Global Reporting Initiative (GRI). Inoltre, l’EFRAG collabora a stretto contatto con l’International Sustainability Standards Board (ISSB) per garantire la corrispondenza con gli standard IFRS Sustainability Disclosure.
Non solo: per creare un panorama di rendicontazione unificato nell’UE che supporti gli obiettivi del Green New Deal e del Sustainable Finance Framework dell’UE, le aree di rendicontazione dell’ESRS sono coerenti con altri quadri e legislazioni dell’Unione Europea, come la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR).
Un concetto fondamentale nel framework ESRS è quello della doppia materialità, che sottolinea l’elevato grado di interconnessione tra le questioni di sostenibilità, le performance finanziarie e il benessere sociale. Il requisito di doppia materialità obbliga le aziende a rendicontare gli impatti delle loro attività sulle persone e sull’ambiente (prospettiva inside-out), e il modo in cui le questioni sociali e ambientali creano rischi e opportunità finanziarie per l’azienda (prospettiva outside-in). Tale approccio olistico alla valutazione della materialità permette alle organizzazioni di identificare quali argomenti di sostenibilità sono più rilevanti per l’impresa stessa e per gli stakeholder e a definire di conseguenza le priorità degli sforzi di divulgazione e dell’allocazione delle risorse.
Standard Europei per il Reporting di Sostenibilità, gli standard social
Gli Standard Europei per il Reporting di Sostenibilità comprendono due standard trasversali obbligatori e dieci standard tematici non obbligatori.
Gli ESRS obbligatori sono:
- ESRS 1: chiarisce i requisiti fondamentali per la conformità CSRD, assicurando che le aziende si allineino agli standard essenziali di rendicontazione sostenibile;
- ESRS 2: specifica i requisiti di informativa sovraordinati universalmente applicabili, indipendentemente dall’argomento specifico della sostenibilità.
Tra gli standard non obbligatori, quattro riguardano la sfera sociale (ESRS S1, ESRS S2, ESRS S3 e ESRS S4) e, dunque, la forza lavoro, i lavoratori della catena di valore, le comunità interessate e i consumatori/utenti finali.
ESRS S1: forza lavoro propria
All’interno dell’ESRS 1, sono contenute le informative per le aziende relativamente a:
- condizioni di lavoro;
- parità di trattamento e opportunità;
- occupazione sicura;
- orario di lavoro;
- salari adeguati;
- libertà di associazione;
- contrattazione collettiva, inclusa la percentuale di lavoratori coperti da contratti collettivi;
- Work-Life Balance;
- salute e sicurezza;
- formazione e sviluppo delle competenze;
- occupazione e inclusione delle persone con disabilità;
- misure contro la violenza e le molestie sul posto di lavoro.
Attraverso l’ESRS S1, l’azienda può comprendere quanto sta influenzando la forza lavoro propria, quale impatto le attività aziendali hanno sui dipendenti, e quali azioni intraprendere per mitigare gli impatti negativi. Non solo: può anche individuare le opportunità e i rischi correlati ai suoi impatti, nel breve, medio e lungo termine.
ESRS S2: lavoratori della catena di valore
Le informative contenuti nell’ESRS S2 sono le stesse dell’ESRS S1. A cambiare è il destinatario: non più la forza lavoro propria dell’azienda, ma tutti i lavoratori coinvolti nella catena di valore.
L’obiettivo, in questo caso, è individuare gli impatti materiali (positivi e negativi, effettivi o potenziali) dell’organizzazione sui lavoratori della catena di valore, al fine di individuare quali azioni mettere in atto per prevenire, mitigare e porre rimedio agli impatti negativi. Le attività aziendali, infatti, non impattano solo sulla forza lavoro propria di un’organizzazione, ma anche su tutte le persone e i gruppi che partecipano attivamente ai diversi passaggi di un processo produttivo, dall’acquisizione delle materie prime fino alla distribuzione e vendita del prodotto o servizio finale.
ESRS S3 e ESRS 4
Gli standard sociali non obbligatori, oltre ai lavoratori, riguardano anche la comunità e gli utenti finali.
L’ESRS S3 chiede alle aziende di tenere in considerazione i diritti economici, sociali e culturali delle comunità, i diritti civili e politici e i diritti dei popoli indigeni, in riferimento alle comunità interessate in quanto associate alle operazioni dell’azienda o della sua catena di valore.
L’ESRS S4 fornisce invece all’azienda linee guida sulle informazioni per i consumatori e/o gli utenti finali, la loro sicurezza personale e la loro inclusione sociale.
Come prepararsi alla rendicontazione usando gli ESRS
La transizione alla rendicontazione ESRS presenta sfide e opportunità per le aziende soggette alla normativa.
Una volta compresi gli ESRS, è necessario familiarizzare con le normative dell’Unione Europea in materia di sostenibilità, come la Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria (NFRD) e la futura Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), ma anche studiare i diversi standard ESRS relativi agli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG).
Il primo passo verso la rendicontazione con gli ESRS è confrontare le pratiche di rendicontazione attuali con i requisiti ESRS, così da identificare eventuali lacune e definire poi gli strumenti attraverso cui colmarle. Successivamente, l’azienda è chiamata a sviluppare una strategia per implementare i requisiti ESRS, definendo obiettivi chiari, tempistiche e responsabilità, coinvolgendo i principali stakeholder interni ed esterni per garantire che le informazioni raccolte siano rilevanti e accurate. Un ulteriore passaggio è l’individuazione degli indicatori chiave di performance (KPI) per ogni area di sostenibilità (ambientale, sociale, governance), seguito dell’implementazione di sistemi e processi per la raccolta e il monitoraggio dei dati necessari.
Una volta in possesso di tutti i dati, è necessario seguire la struttura raccomandata dagli ESRS, assicurandosi che tutte le informazioni richieste siano incluse, verificando l’accuratezza e la completezza dei dati e adottando pratiche di controllo interno. Un report ESRS dovrebbe includere quattro sezioni principali: informazioni generali, informazioni ambientali, informazioni sociali e informazioni sulla governance: è possibile trovare esempi dettagliati della struttura da seguire nell’Appendice D e nell’Appendice F dell’ESRS 1.