Twin Transition: la doppia trasformazione che ridefinisce la leadership
La Twin Transition, o “doppia transizione”, sta diventando un passaggio chiave per il futuro di imprese, istituzioni e società. Il termine, introdotto e consolidato nel contesto delle politiche europee, indica l’integrazione sinergica tra transizione digitale e transizione ecologica: due processi solo in apparenza distinti, ma in realtà interdipendenti e reciprocamente abilitanti. Secondo la Commissione Europea, infatti, la doppia transizione è la condizione necessaria per costruire “un’economia più resiliente, competitiva e sostenibile, in grado di rispondere alle sfide del XXI secolo” [1]. Non si tratta, dunque, di due percorsi paralleli, bensì di un’unica strategia integrata in cui il digitale diventa leva per accelerare la sostenibilità e la sostenibilità orienta le scelte tecnologiche verso modelli più etici e responsabili.
INDICE DEI CONTENUTI
Cos’è la Twin Transition
La Twin Transition identifica l’integrazione sinergica tra digital transformation e sustainability transformation due leve strategiche che, se gestite in modo coordinato, generano un vantaggio competitivo strutturale. L’adozione di tecnologie digitali, dall’intelligenza artificiale al cloud, dall’IoT ai digital twin, consente di misurare e ottimizzare le performance ambientali, sociali e di governance lungo tutta la catena del valore. Allo stesso tempo, l’agenda di sostenibilità orienta gli investimenti digitali verso modelli di business più circolari, trasparenti e data-driven.
Dal punto di vista operativo, la Twin Transition comporta una ridefinizione complessiva delle strutture organizzative e dei processi decisionali. Non si tratta soltanto di implementare strumenti digitali o di ridurre le emissioni, ma di creare un ecosistema in cui la gestione dei dati, l’analisi predittiva e le tecnologie avanzate siano profondamente integrate con obiettivi di sostenibilità misurabili.
Le tecnologie abilitanti: motori della Twin Transition
Le innovazioni digitali rappresentano veri e propri catalizzatori del cambiamento, in grado di ottimizzare i consumi, ridurre gli sprechi, migliorare la gestione delle risorse e garantire una maggiore trasparenza nelle filiere produttive. L’integrazione di queste tecnologie genera un circolo virtuoso in cui dati accurati e modelli predittivi supportano decisioni più informate, la riduzione degli sprechi rafforza la sostenibilità e la governance digitale assicura tracciabilità e accountability lungo l’intera catena del valore.
Intelligenza artificiale (AI) e Big Data
Grazie ad algoritmi predittivi e modelli di simulazione avanzati, è possibile anticipare guasti e inefficienze, attivando manutenzione predittiva che riduce fermi non pianificati, consumi e sprechi energetici. Un esempio concreto è l’ottimizzazione dei percorsi logistici: piattaforme basate su Big Data analizzano variabili come traffico, condizioni meteo, disponibilità di mezzi e caratteristiche delle merci, riducendo chilometraggio e consumi di carburante, con un impatto diretto sulle emissioni. Nella gestione delle catene di approvvigionamento, invece, l’AI permette di pianificare ordini e scorte in modo più accurato, limitando il sovra immagazzinamento e lo spreco di materiali. L’integrazione con sistemi digital twin amplifica questi effetti, permettendo di simulare scenari alternativi e testare soluzioni a impatto zero prima della loro implementazione fisica. Il potenziale economico di questa tecnologia è enorme: secondo McKinsey [2], il mercato globale dei digital twin crescerà di circa il 60% all’anno nei prossimi cinque anni, fino a raggiungere i 73,5 miliardi di dollari entro il 2027. Non sorprende quindi che il 70% dei dirigenti tecnologici delle grandi imprese stia già esplorando o investendo in progetti in questo campo.
Internet of Things (IoT)
L’Internet of Things estende la visibilità operativa lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti, diventando un pilastro dell’economia circolare. Sensori e dispositivi connessi raccolgono dati in tempo reale su utilizzo, stato e provenienza dei materiali, permettendo di tracciare, recuperare e riutilizzare risorse in modo efficiente. Questa capacità di monitoraggio continuo consente non solo di ottimizzare la manutenzione e prolungare la vita utile dei macchinari, ma anche di progettare prodotti più facilmente riciclabili. Anche in questo caso, integrato con sistemi digital twin, l’IoT abilita una simulazione predittiva dei flussi di consumo, supportando decisioni operative che riducono scarti e aumentano la resilienza dei sistemi produttivi e logistici.
Cloud computing e blockchain
Il cloud computing rappresenta la base infrastrutturale della trasformazione digitale sostenibile. Oltre a garantire scalabilità e flessibilità operativa, consente di ridurre il consumo energetico rispetto ai data center tradizionali, ottimizzando l’uso delle risorse IT e diminuendo la necessità di hardware fisico. La blockchain, invece, aggiunge un livello di fiducia e tracciabilità lungo l’intera catena del valore: grazie a registri distribuiti e immutabili, è possibile certificare l’origine delle materie prime, verificare la conformità agli standard ESG e garantire trasparenza nei processi di fornitura. L’integrazione tra cloud, blockchain e IoT crea un ecosistema digitale interconnesso in cui i dati diventano strumento di accountability e innovazione, abilitando modelli di business sostenibili, verificabili e competitivi.
Vantaggi e opportunità della Twin Transition
L’adozione di un modello di Twin Transition genera benefici che si articolano su tre principali livelli: economico, ambientale e sociale [3].
Vantaggi economici
La transizione gemella rappresenta un potente motore di competitività per le imprese e i sistemi produttivi. La digitalizzazione consente di ottimizzare i processi, ridurre costi operativi e aumentare la produttività grazie ad automazione, manutenzione predittiva e gestione intelligente dei dati. L’integrazione di tecnologie digitali nelle filiere industriali migliora la trasparenza e l’efficienza delle catene di approvvigionamento, riducendo sprechi e inefficienze. Secondo il Digitalization & Decarbonization Report 2023 del Politecnico di Milano, le imprese che hanno adottato tecnologie digitali hanno ridotto l’intensità emissiva complessiva del 13,8% rispetto al 2021, pur registrando un aumento del fatturato del 27,3%: segno che digitalizzazione e sostenibilità possono rafforzarsi a vicenda. Inoltre, il PNRR rappresenta una leva strategica con 34 miliardi di euro destinati alla digitalizzazione e 4,5 miliardi solo al settore energetico, per smart grid, cloud e infrastrutture elettriche. Questi investimenti creano un effetto moltiplicatore sull’economia, generando nuove opportunità di business, innovazione tecnologica e sviluppo di competenze digitali che aumentano la produttività dei settori industriali e dei servizi.
Benefici ambientali
Sul piano ambientale, la digitalizzazione è un abilitatore essenziale per la decarbonizzazione dei settori ad alta intensità energetica. Le tecnologie digitali consentono di monitorare e automatizzare processi, riducendo sprechi e migliorando l’efficienza delle risorse. Nella produzione di energia, ad esempio, le emissioni sono diminuite del 47% rispetto al 2006, grazie anche al contributo di strumenti digitali come smart grid e sistemi di manutenzione predittiva, mentre la potenza installata da fonti rinnovabili ha raggiunto 63,6 GW nel 2022. Anche i data center, fondamentali per la trasformazione digitale, dimostrano progressi notevoli: a fronte di un aumento del 340% del carico di lavoro globale dal 2015 al 2022, i consumi energetici sono cresciuti solo tra il 20% e il 70%, grazie a soluzioni di efficientamento e uso di energia rinnovabile. In questo modo, il digitale contribuisce concretamente alla riduzione delle emissioni e alla costruzione di un’economia più sostenibile.
Impatto sociale positivo
La twin transition produce benefici sociali significativi, legati a inclusione, benessere e qualità della vita. La diffusione di strumenti digitali come lo smart working consente, per ogni lavoratore, di evitare fino a 42,6 km di spostamenti giornalieri e circa 7,2 kg di CO₂ emessi al giorno, riducendo traffico e inquinamento urbano. Allo stesso tempo, la digitalizzazione dei servizi pubblici e delle imprese facilita l’accesso a risorse, formazione e opportunità, colmando i divari territoriali e generazionali. Parallelamente, l’adozione di pratiche sostenibili e trasparenti rafforza la reputazione aziendale, migliorando l’immagine del brand presso clienti, partner e investitori. Le imprese capaci di integrare digitale e sostenibilità non solo attraggono capitale, ma anche professionisti qualificati, consolidando la propria posizione competitiva in un mercato in cui la responsabilità sociale e ambientale è sempre più centrale.
Sfide e criticità da affrontare
Nonostante i numerosi vantaggi della Twin Transition, la sua implementazione non è priva di ostacoli.
I costi: un ostacolo soprattutto per le PMI italiane
La Twin Transition, digitale e green, rappresenta oggi una leva strategica imprescindibile per la competitività delle imprese italiane. Secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, il 76% delle aziende considera la transizione sostenibile una priorità e 1 su 3 ha incrementato gli investimenti in trasformazione digitale. Un segnale chiaro: la PMI italiana sta evolvendo verso modelli più efficienti e responsabili, con il 57% delle imprese che già utilizza strumenti digitali per obiettivi ambientali [4]. Tuttavia, l’adozione di tecnologie per l’efficienza energetica, sistemi di monitoraggio avanzati e piattaforme di data analytics comportano costi molto onerosi.
Secondo i dati del Politecnico di Milano, la piena integrazione tra digitale e sostenibilità è ancora limitata: solo l’8% delle imprese utilizza le tecnologie digitali per supportare obiettivi green, mentre appena il 6% compie il percorso opposto, sfruttando strategie di sostenibilità per innovare i processi digitali. In generale, poco più della metà delle aziende (53%) destina risorse rilevanti alla trasformazione digitale e solo il 42% investe in iniziative di sostenibilità ambientale. Tra i principali ostacoli emergono i costi elevati e la scarsità di risorse interne da dedicare a questi progetti [5].
In questo contesto, oltre ai fondi del PNRR, gli asset manager assumono un ruolo decisivo, accompagnando le imprese verso modelli di business più sostenibili e innovativi e selezionando nei portafogli d’investimento le realtà più virtuose. Anche gli investitori possono essere protagonisti di questa trasformazione, sostenendo la crescita di lungo periodo delle aziende che hanno abbracciato il cambiamento. Fondamentale, infine, è l’affiancamento di consulenti finanziari qualificati, in grado di individuare soluzioni di investimento coerenti con gli obiettivi e il profilo di rischio di ciascun investitore, per trasformare la Twin Transition da costo necessario a motore strategico di sviluppo e competitività.
Le competenze: un gap ancora da colmare
Uno studio condotto da Wyser (“Anticipare il futuro. Le risposte di manager e aziende alla sfida ESG”, 2024) ha evidenziato come oltre la metà dei decision maker (54%) riconosca l’urgenza di nuove competenze tecniche, mentre il 36% sottolinea la necessità di rafforzare le capacità manageriali per affrontare la transizione sostenibile. Tra le aree più strategiche emergono quelle legate alle tecnologie per l’innovazione di processo e di prodotto, fondamentali per l’implementazione di modelli produttivi più agili e sostenibili. Accanto a queste, assumono crescente importanza skill in finanza agevolata e gestione dei bandi, economia circolare, energy management e legislazione di riferimento, competenze indispensabili per affrontare la complessità normativa e finanziaria delle transizioni in corso. A queste si affiancano capacità trasversali come la sensibilità ESG, la rendicontazione socio-ambientale, il people management e la comunicazione strategica, elementi chiave per rafforzare la cultura della sostenibilità e la credibilità del brand.
Sul fronte digitale, lo studio Unioncamere – Anpal [6] ci dice che tra le imprese che hanno investito nella trasformazione digitale, il 41,8% segnala difficoltà nel reperire profili con skill adeguate. Le carenze risultano ancora più accentuate per le competenze ad alto impatto, come analisi dei dati, robotica, IoT e Industria 4.0, dove la difficoltà di selezione supera il 47%.
L’impatto del digitale sull’ambiente: un paradosso non trascurabile
La digitalizzazione, pur essendo un facilitatore dell’approccio sostenibile, presenta impatti ambientali indiretti. Oramai è noto che data center e infrastrutture cloud richiedano un consumo energetico significativo, così come che la rapida obsolescenza dei dispositivi elettronici generi un crescente problema di rifiuti elettronici (e-waste). Secondo il Global E-waste Monitor 2024 delle Nazioni Unite [7], nel 2022 sono stati prodotti 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, con una previsione di aumento a 82 milioni entro il 2030.
Per mitigare questi effetti, è essenziale orientarsi verso tecnologie a maggiore efficienza energetica e adottare politiche di gestione responsabile lungo tutto il ciclo di vita dei dispositivi. Un passo concreto in questa direzione è la certificazione dei data center secondo standard “green” [8], insieme alla diffusione di pratiche di cloud computing sostenibile, che rappresentano leve strategiche per ridurre in modo significativo l’impatto ambientale della trasformazione digitale. Affrontare il cosiddetto “paradosso” ambientale del digitale significa dunque sviluppare una visione sistemica, capace di integrare innovazione tecnologica, responsabilità ambientale e logiche di economia circolare.
Come implementare la Twin Transition in azienda
Implementare la Twin Transition richiede un approccio strutturato e graduale. Per farlo in modo efficace, le imprese devono adottare un approccio strutturato che unisca analisi, pianificazione, innovazione tecnologica e sviluppo culturale [9].
- Analisi e strategia
Il primo passo consiste in una valutazione approfondita dello stato attuale dell’azienda, sia sul piano digitale che su quello ambientale. Ciò implica analizzare processi produttivi, consumi energetici, emissioni di CO₂, gestione dei rifiuti e livello di adozione delle tecnologie digitali. Su questa base, è fondamentale sviluppare una strategia integrata che colleghi in modo esplicito gli obiettivi di digitalizzazione e quelli di sostenibilità. L’impresa deve definire una visione chiara e misurabile, allineata con le priorità strategiche aziendali e con le normative europee – come il Green Deal – identificando come le tecnologie digitali possano abilitare il raggiungimento degli obiettivi ambientali e come la sostenibilità possa, a sua volta, orientare l’innovazione digitale.
- Roadmap e tecnologie
Una volta definita la visione, è necessario sviluppare una roadmap operativa che indichi azioni, priorità e tempistiche. Questo percorso deve includere le seguenti azioni.
- Valutare la maturità digitale e ambientale: per identificare lacune e opportunità di miglioramento.
- Identificare opportunità sinergiche tra digitale e sostenibilità: ad esempio, l’uso di analytics per ottimizzare i consumi energetici, l’adozione di tecnologie intelligenti per la riduzione dei rifiuti o di piattaforme digitali per aumentare la trasparenza della supply chain.
- Investire in tecnologie digitali “verdi”, come sensori IoT per il monitoraggio delle risorse, software ESG per la rendicontazione della sostenibilità, soluzioni di cloud computing a basso impatto o blockchain per la tracciabilità.
- Riprogettare i modelli di business, esplorando approcci basati su economia circolare, “product-as-a-service” o servizi di efficienza energetica abilitati dai dati.
- Cultura e formazione
La Twin Transformation non è soltanto tecnologica, richiede un profondo cambiamento culturale. È essenziale coinvolgere tutti i livelli aziendali, promuovendo una mentalità orientata all’innovazione, alla responsabilità e alla sostenibilità. Le imprese devono investire in programmi di formazione, reskilling e upskilling, per sviluppare le competenze digitali, ambientali e manageriali necessarie a gestire la transizione. Favorire la collaborazione interfunzionale e la partecipazione attiva dei dipendenti contribuisce a consolidare una cultura del miglioramento continuo.
- Governance, monitoraggio e trasparenza
Per garantire risultati duraturi, occorre stabilire una governance chiara, con responsabilità definite (es. board, CIO, sustainability manager) e processi decisionali integrati. È altrettanto cruciale coinvolgere la catena di fornitura, collaborando con partner e fornitori per estendere la doppia transizione lungo tutta la value chain. Infine, le aziende devono monitorare, misurare e rendicontare i progressi attraverso indicatori chiave di prestazione (KPI) che integrino metriche digitali e ambientali. L’analisi dei dati e la trasparenza verso gli stakeholder diventano strumenti fondamentali per valutare l’impatto delle iniziative e per comunicare in modo credibile i risultati della trasformazione.
Il contesto normativo: Green Deal Europeo e PNRR
Come accennato nei paragrafi precedenti, la Twin Transition trova un forte sostegno nelle politiche europee e nazionali, che offrono alle imprese strumenti concreti per affrontare la sfida della transizione digitale e sostenibile:
- il Green Deal Europeo punta alla neutralità climatica entro il 2050, promuovendo energie rinnovabili, economia circolare e tecnologie pulite, con la digitalizzazione come leva per efficienza e trasparenza.
- In Italia, il PNRR fornisce strumenti concreti come il Fondo per la transizione industriale e il programma InnovAction, che offrono finanziamenti e consulenza per innovazione, digitalizzazione e sviluppo di competenze.
- Nuove misure integrate (Transizione 4.0 e 5.0) rafforzano ulteriormente gli incentivi per progetti che uniscono sostenibilità e innovazione tecnologica.
Conclusioni
La Twin Transition non è soltanto una sfida tecnologica o ambientale, ma un cambio di paradigma che ridefinisce la leadership e la competitività nel lungo periodo. Le imprese che sapranno integrare in modo sinergico digitalizzazione e sostenibilità saranno quelle capaci di creare valore duraturo, resilienza organizzativa e impatto positivo sul territorio. La doppia transizione, infatti, non si limita a migliorare l’efficienza dei processi: promuove una nuova cultura d’impresa fondata su innovazione responsabile, trasparenza e collaborazione lungo l’intera catena del valore. In un contesto normativo che spinge verso la neutralità climatica e la trasformazione digitale, le aziende devono cogliere questa opportunità non come un obbligo, ma come un percorso strategico per rafforzare la propria posizione competitiva e contribuire attivamente alla costruzione di un’economia più equa, sostenibile e orientata al futuro.