Wyser: il remote working incentiva i rapporti di lavoro internazionali
Da una survey di Wyser è emerso che oltre il 90% degli intervistati darebbe una chance a un’esperienza lavorativa da remoto per un’azienda con sede all’estero. I percorsi di carriera di manager e professionisti si aprono così a nuove e inaspettate opportunità. Lavorare per un’azienda estera senza oltrepassare i confini dell’Italia? Non soltanto oggi è possibile farlo, ma per molti professionisti si tratta anche di una prospettiva allettante.
Se la recente crisi sanitaria ha trasformato radicalmente il mondo del lavoro, imponendo l’adozione di soluzioni di emergenza quali lo smart working su vasta scala, allo stesso tempo si sono palesate nuove opportunità che, nel periodo pre-pandemico, erano state esplorate poco o nulla, proprio come la possibilità di lavorare da remoto per aziende oltreconfine.
Da una recente indagine di Wyser è così emersa la volontà, tra professionisti e manager italiani, di avere un rapporto di lavoro con aziende internazionali ma dall’Italia: a dirlo è il 93% dei rispondenti su un campione di oltre millecinquecento persone. Le motivazioni sono molte e varie: per vivere un’esperienza internazionale senza allontanarsi dalla famiglia, per esplorare nuove prospettive e metodologie, per affrontare nuove sfide, per aiutare l’ambiente riducendo gli spostamenti casa-ufficio o anche per ridurre il tasso di disoccupazione.
E la mancanza di contatto umano? Non spaventa, perché “l’empatia non conosce confini” e la componente umana “si può coltivare anche dietro uno schermo” – pensieri forse frutto di un anno di social distancing.
I risultati del sondaggio evidenziano la volontà dei lavoratori italiani di sfruttare a pieno le potenzialità del remote working, confermando così i dati di una ricerca Wyser del 2020 in cui il 60% degli intervistati si dichiarava pronto a cambiare lavoro in caso di un ritorno a tempo pieno in ufficio. Tali dati sono anche in linea con i trend internazionali: secondo una ricerca di McKinsey il 52% dei lavoratori desidera un futuro del lavoro ibrido e sempre più flessibile.
Se dunque, da una parte, c’è una forte propensione verso il lavoro da remoto per aziende con sede all’estero, dall’altra non manca chi farebbe l’esperienza opposta, lavorare per l’Italia da un altro Paese. Per il 42% dei partecipanti al sondaggio la Spagna rappresenta la metà più gettonata per un’esperienza professionale oltreconfine, seguita da Regno Unito (31%) e Francia (11%). Il restante 16% punta non solo a mete europee come Portogallo, Irlanda o Germania, ma guarda anche oltre, fino ad arrivare alla Cina, all’Indonesia o agli Stati Uniti. Tale scelta è dettata non solo da elementi prettamente professionali, ma anche da quelli culturali e dallo stile di vita della nazione di riferimento, un orientamento condiviso dal 71% degli intervistati, per cui la qualità della vita rappresenta il principale fattore da valutare nella scelta del paese estero da cui continuare a lavorare per aziende con sede in Italia.
“La dematerializzazione del luogo di lavoro apre a nuove e stimolanti opportunità per la carriera dei professionisti italiani. La possibilità di sviluppare e mantenere rapporti di lavoro da e per l’estero rappresenta una fonte di arricchimento non solo dal punto di vista professionale, ma anche personale. L’avanzamento tecnologico che consente ai manager di continuare ad esplorare le potenzialità legate al lavoro da remoto era già in parte diffuso nei settori Finance e Insurance, Management, Professional Service e IT, oggi si allarga anche ad altri ambiti. In questo contesto globale, diventa necessario per il candidato poter contare su un head hunter con una profonda conoscenza dei mercati locali, che possa quindi guidarlo nel suo percorso di carriera e individuare opportunità inaspettate.”
Le 5 skills più richieste per lavorare da remoto per un’azienda estera
Autonomia
Le aziende che assumono collaboratori da remoto si aspettano che conoscano il loro lavoro e che soddisfino le aspettative in autonomia. Sebbene gli spazi di lavoro virtuali consentano di comunicare con gli altri, le risposte dei colleghi e dei superiori spesso non sono così rapide. Di conseguenza, i remote workers devono saper lavorare in modo indipendente, ed essere abbastanza intraprendenti da saper risolvere da soli eventuali problemi.
Automotivazione e organizzazione
Un lavoratore da remoto non ha nessuno che verifichi il suo operato fisicamente: deve dunque sapersi automotivare, per concludere le task assegnate nei tempi stabiliti. Per mantenersi concentrato è importante che crei un programma di lavoro preciso, evitando le distrazioni.
Capacità di comunicazione scritta
Se le conferenze video e telefoniche sono essenziali per connettersi con i colleghi da remoto, la posta elettronica e altri strumenti di messaggistica sono sempre più utilizzati. Una cattiva comunicazione e messaggi non chiari fanno perdere tempo e provocano frustrazione. Chi lavora da remoto deve dunque essere in grado di comunicare in modo chiaro e conciso via e-mail e via chat.
Capacità d’uso degli strumenti digitali
La collaborazione da remoto richiede un uso estensivo di risorse online e digitali: il remote worker deve avere dimestichezza con i programmi di Project Management, i software per le videoconferenze e le piattaforme digitali dell’azienda per cui lavora.
Propensione alla comunicazione interculturale
Lavorare da remoto non significa lavorare da soli: anzi, si è parte di un team in cui la capacità di comunicare e collaborare è essenziale. Inoltre, un grande vantaggio del remote working è la possibilità per l’azienda di assumere i migliori talenti, indipendentemente da dove vivono. Il fatto di lavorare con persone di diverse parti del mondo implica una cultura del lavoro interessante e dinamica, ma può anche causare problemi poiché la lingua, lo stile di comunicazione, la cultura e le tradizioni variano di Paese in Paese. È fondamentale che i lavoratori da remoto siano consapevoli e sensibili a queste differenze.
“La dematerializzazione del luogo di lavoro apre a nuove e stimolanti opportunità per la carriera dei professionisti italiani. La possibilità di sviluppare e mantenere rapporti di lavoro da e per l’estero rappresenta una fonte di arricchimento non solo dal punto di vista professionale ma anche personale. L’avanzamento tecnologico che consente ai manager di continuare ad esplorare le potenzialità legate al lavoro da remoto era già in parte diffuso nei settori Finance e Insurance, Management, Professional Service e IT, oggi si allarga anche ad altri ambiti. In questo contesto globale, diventa necessario per il candidato poter contare su un head hunter con una profonda conoscenza dei mercati locali, che possa quindi guidarlo nel suo percorso di carriera e individuare opportunità inaspettate.”
Carlo Caporale, Amministratore Delegato di Wyser Italia