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Published 30 Agosto 2022 - in Knowledge Center

Great Resignation: una sfida per migliorare?

Cosa possono imparare le aziende dal fenomeno della Great Resignation?

Termine di derivazione americana, “Great Resignation” può essere tradotto in italiano come “grandi dimissioni”. Negli Stati Uniti questo termine viene utilizzato per descrivere le dimissioni volontarie rassegnate in massa dai lavoratori.

Ma quali sono le sue cause e quali le caratteristiche della Great Resignation in Italia?

Che cos’è la Great Resignation?

Fenomeno caratterizzato dal progressivo aumento del numero di dimissioni da parte dei lavoratori, la Great Resignation è determinata dal senso di insoddisfazione. Una sensazione, questa, che può avere diverse cause.

A scegliere di dimettersi dal lavoro sono principalmente i lavoratori più giovani, per i quali la felicità e l’equilibrio tra vita professionale e vita privata è una priorità.

Se un tempo la principale preoccupazione era avere un giusto stipendio, oggi si tende infatti a privilegiare la soddisfazione personale e la qualità della vita. Da qui, la scelta di abbandonare il posto fisso per una modalità di lavoro più agile e libera.

Le cause della Great Resignation

Il termine “Great Resignation” è stato coniato nel 2021 ma le sue origini sarebbero più antiche. A inizio 2022, Harvard Business Review ha pubblicato un articolo che racconta come le grandi dimissioni siano iniziate già diversi anni fa, per poi rallentare nel 2020 con l’avvento della pandemia.

Le ragioni della Great Resignation sono principalmente cinque:

  • retirement (pensionamento);
  • relocation (trasferimento);
  • reconsideration (riconsiderazione);
  • reshuffling (riorganizzazione);
  • reluctance (riluttanza).

In particolare, le principali ragioni delle grandi dimissioni volontarie sembrano essere (soprattutto negli Stati Uniti) la riconsiderazione e la riluttanza. La pandemia ha portato molti lavoratori a riconsiderare la loro vita professionale e il loro equilibrio con la vita privata. C’è un’attenzione crescente al benessere, alla qualità della vita e una maggiore consapevolezza in merito ai rischi dello stress e ai pericoli del burn-out.

Le realtà che più hanno vissuto e stanno vivendo la Great Resignation sono le grandi aziende: da Tesla a Netflix, i colossi americani vengono sempre più spesso associati ad una cultura del lavoro “tossica”, in cui il lavoratore non si sente a proprio agio nell’essere se stesso e in cui la competitività è spietata.

Il fenomeno della Great Resignation in Italia

La Great Resignation in Italia ha proporzioni diverse rispetto alla situazione americana ma merita comunque attenzione. Nel quarto trimestre del 2021 le dimissioni volontarie sono state il 3%, la percentuale più alta registrata negli ultimi dieci anni.

Nel gennaio 2021, lavoce.info ha pubblicato un articolo in cui veniva fornito un identikit di chi si dimette maggiormente in Italia (aggiornato fino al terzo trimestre del 2021). Le dimissioni sono più frequenti tra gli uomini con diploma di scuola superiore e con contratto a tempo determinato. I settori più colpiti sono le costruzioni, l’artigianato e l’industria manifatturiera.

Cosa possono fare le aziende contro la Great Resignation

Per combattere le dimissioni in massa, le aziende devono cambiare mentalità e prendere confidenza con un mondo del lavoro che, specialmente a seguito della pandemia, è profondamente cambiato.

Innanzitutto, è necessario comprendere come il lavoro da casa sia qui per restare: i lavoratori hanno dimostrato di essere più produttivi a casa e di godere di un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Piuttosto che rinunciare allo smart working, anche parziale, talvolta preferiscono licenziarsi. Da qui, la policy che molte aziende hanno adottato: una forma di lavoro ibrido, che vede alternarsi la presenza in ufficio al lavoro da remoto.

Inoltre, è importante pianificare le riunioni in modo strategico: i meeting, specialmente se lunghi e frequenti, limitano la produttività e aumentano lo stress. La soluzione? Tutto ciò che non è una questione urgente o è una presentazione unidirezionale (come gli aggiornamenti aziendali) può essere trattato o comunicato via mail. Le riunioni non dovrebbero durare più di 30-45 minuti, coinvolgendo solo le figure strettamente necessarie.

Un’altra strategia contro la Great Resignation è l’individuazione di strategie di fidelizzazione: più un lavoratore è felice all’interno dell’azienda, più è fedele e meno è probabile che scelga di licenziarsi. Per aumentare l’Employee Retention si può lavorare sui compensi e sui benefits, ma anche sulla creazione di un ambiente di lavoro stimolante e positivo. Ogni impresa è infatti chiamata a prendere sul serio la cultura aziendale: un clima piacevole e positivo ha un’influenza diretta sul modo in cui i lavoratori producono e sulla capacità di attrarre clienti, il che si traduce in una crescita dei profitti.

Tra le ragioni della Great Resignation vi è proprio l’insoddisfazione del lavoratore, che si sente spesso sopraffatto dal lavoro e con troppo poco tempo da dedicare alla vita privata. Migliorando le sue condizioni è più probabile che resti in azienda.